Speakeasy bar, il fascino del proibito

Speakeasy bar

Speakeasy: un viaggio nel passato tra clandestinità e mixology

Il termine speakeasy, che in italiano si traduce letteralmente come “parlare piano”, evoca atmosfere di tranquillità e riservatezza. Questa particolare tipologia di locale trae origine dal Proibizionismo negli Stati Uniti, un’epoca caratterizzata da severe restrizioni sulla vendita di alcolici. Il concetto di speakeasy sembra sia stato coniato in Pennsylvania nel 1888. In quegli anni, la tassa per ottenere una licenza di saloon subì un incredibile aumento, passando da 50 a 500 dollari, portando a un drastico calo dei bar legali. Molti di essi si trasformarono in locali clandestini, continuando a servire cocktail in segreto. Una figura emblematica di questa resistenza fu Kate Hester, che, rifiutandosi di pagare la nuova tassa, serviva drink illegalmente. Per mantenere un basso profilo, quando i suoi clienti si lasciavano andare troppo, li zittiva con un sussurro: “Speak easy, boys!”

Con la fine del Proibizionismo nel 1933, gli speakeasy furono costretti a chiudere, ma la loro storia è sopravvissuta nel folklore americano, trasformandosi in una leggenda affascinante.

Oggi, quel mito sta vivendo una rinascita. In Italia, una nuova ondata di locali segreti sta prendendo piede, richiamando l’attenzione di chi cerca esperienze uniche e avvolte nel mistero. È un ritorno al passato, reso possibile dalla passione di molti bartender, che riscoprono e reinterpretano l’arte della mixology dei primi del Novecento. Ogni cocktail è un tributo alla tradizione, rielaborato con creatività per portare nuove idee in un contesto vintage. In uno di questi speakeasy, ad esempio, un antico orologio da tavolo segna le 17:27, l’ora che segnò la fine del Proibizionismo.

Gli speakeasy in Italia

Questi locali segreti stanno guadagnando popolarità, con un crescente interesse per quelli più difficili da trovare. Ecco due esempi che meritano di essere esplorati.

1930

Questo bar esclusivo si trova a Milano, nascosto dietro un apparente negozio di alimentari etnici. Una volta varcata la soglia, vi troverete in un ampio spazio distribuito su due piani, intriso di un’atmosfera retrò. Per scovarlo, è necessario un po’ di astuzia: iniziate frequentando il MAG, un altro locale di Flavio Angiolillo e Marco Russo situato nei Navigli. Solo dopo aver fatto un po’ di esperienza lì, potrete presentarvi al 1930. Non dimenticate di chiedere informazioni sullo scrittoio accanto al bancone; vi racconterà la storia di Michael Love!

The Jerry Thomas Project

Inizialmente concepito come un bar segreto, oggi l’indirizzo è noto, ma l’ingresso richiede ancora di superare un “varco” che dà accesso a un ambiente ricco di fascino vintage. Per entrare, avrete bisogno di una parola d’ordine, che potete trovare sul loro sito. Il Jerry Thomas ha rivoluzionato la cultura del cocktail in Italia, proponendo classici intramontabili come il Sazerac e l’Old Fashioned. Non è un caso se la loro bottiglieria, con oltre 1500 referenze, è tra le più rinomate d’Europa. Una volta dentro, ci sono alcune regole da rispettare:

  • Prenotazione obbligatoria
  • Rispetto per l’atmosfera del locale
  • Divieto di fotografare
  • E, ovviamente, la vodka è bandita, proprio come nei tempi del Proibizionismo.

Roma – vicolo Cellini, 30
tel. 3701146287 – https://www.thejerrythomasproject.it

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