Whisky: Quanto ne sai davvero?
C’è chi è convinto che “l’invecchiamento sia un segno di qualità”, chi sostiene che un whisky più scuro sia sempre migliore, e chi, per vari motivi, non si avvicina affatto a questa bevanda, considerandola troppo costosa. Ma se ti dicessi che tutte queste convinzioni potrebbero essere errate? Quanto conosci (o non conosci) realmente il mondo del whisky?
Negli ultimi anni, l’interesse per i vini è cresciuto in modo esponenziale, con sempre più appassionati che desiderano andare oltre la semplice degustazione per approfondire la propria conoscenza. Al contrario, il mondo dei distillati è ancora caratterizzato da miti e malintesi, molti dei quali affondano le radici nel passato. Sebbene la tradizione giochi un ruolo fondamentale, il settore del whisky è in continua evoluzione e ha subito notevoli cambiamenti. È fondamentale, per chi desidera diventare un esperto, rivedere alcune delle convinzioni consolidate.
Il mito dell’invecchiamento
L’invecchiamento di un whisky si riferisce al periodo trascorso in botte prima dell’imbottigliamento. La credenza che un whisky debba essere invecchiato per molti anni per essere considerato buono è diffusa ma non sempre corretta. Infatti, intorno ai 25 anni di invecchiamento, molti whisky possono iniziare a perdere corpo ed equilibrio, pur mantenendo qualità elevate. Ovviamente, esistono eccezioni, come i pregiati whisky invecchiati 50 anni. Tuttavia, per gli amanti dei whisky torbati, è consigliabile optare per bottiglie con un invecchiamento massimo di 8-12 anni, poiché oltre questo limite tendono a perdere freschezza e la caratteristica nota affumicata. Inoltre, il clima può influenzare il processo: in una distilleria a Bangalore, ad esempio, il clima tropicale consente di ottenere un distillato con caratteristiche di invecchiamento già al quarto anno.
Il colore non è tutto
Il colore di un whisky può variare notevolmente, dal giallo all’ambrato, dal ramato al marrone scuro. Diversi fattori influenzano l’intensità del colore, tra cui:
- La dimensione e il numero di utilizzi delle botti, che precedentemente hanno contenuto bourbon o sherry.
- Il tempo di invecchiamento: più a lungo un whisky rimane in botte, più tende a scurirsi.
- Il luogo di conservazione delle botti, come nel caso del whisky indiano Amrut, che può assumere un colore ramato scuro dopo soli 3-4 anni.
- L’aggiunta di coloranti come il caramello, utilizzato per uniformare i vari lotti.
Il colore può influenzare la scelta del consumatore, che spesso tende a preferire whisky più scuri, ma è importante ricordare che questo è solo uno degli aspetti da considerare.
Prezzi accessibili per tutti
Sapevi che esistono ottimi whisky a partire da 30 euro? Con un budget di 70 euro, puoi trovare bottiglie di qualità. Se paragonato a un vino nella stessa fascia di prezzo, il whisky offre generalmente molte più porzioni. Certo, ci sono bottiglie di whisky che raggiungono prezzi stratosferici; la più costosa mai venduta è un Macallan “M” del 1940, che è stata battuta all’asta per 631.850 dollari. Ma ci sono molte opzioni ottime e accessibili per chi cerca un buon whisky.
Scozzese significa affumicato?
In passato, era vero che molti whisky scozzesi presentavano una forte nota affumicata, grazie alla torba utilizzata durante l’essiccazione del malto. Tuttavia, le moderne tecniche di distillazione hanno reso questa caratteristica meno universale. Oggi, solo alcune distillerie producono whisky torbati, con la possibilità di controllare il livello di affumicatura, evitando risultati casuali o indesiderati.
Non limitarti allo scozzese
Sebbene gli scozzesi e gli irlandesi siano indubbiamente i pionieri nella produzione di whisky, oggi molti altri paesi hanno sviluppato la loro arte. I whisky giapponesi, ad esempio, sono spesso ai vertici delle classifiche di gradimento, mentre gli Stati Uniti continuano a produrre eccellenti distillati. Paesi emergenti come l’India, Taiwan e la Tasmania stanno guadagnando terreno, così come la Francia, con oltre cinquanta distillerie attive. Anche l’Italia offre proposte interessanti. Perciò, non limitarti a considerare solo il whisky scozzese; esplora e assapora distillati di diverse origini.
“È il primo modo di bere il whisky: assaporarlo con ferocia, per fiutarne il gusto aspro e inoppugnabile. […] Il secondo modo di bere il whisky consiste proprio nel gesto stereotipato del bevitore di acquaviti forti, che manda giù tutto d’un fiato l’oggetto del desiderio, aspetta un attimo, poi chiude gli occhi scioccato ed esala un sospiro soddisfatto e commosso insieme.”