
Fase 2: le ipotesi sulla ripartenza di bar e ristoranti. Perché, se da una parte è giusto restare a casa, è anche vero che il settore di bar e ristoranti era in crescita ma ora, a causa delle norme necessarie a contrastare il Coronavirus, è uno dei settori più fortemente danneggiati.
E’ giusto restare a casa ma è altrettanto giusto, direi anzi doveroso, pensare ad una riapertura ben programmata in modo da sostenere un settore che ha subito più di altri la crisi. Un settore che, non scordiamolo, prima della comparsa del Covid-19 era in crescita ed in grado di trascinare l’economia con un giro di affari di tutto rispetto.
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Fase 2: le proposte per la riapertura
L’ipotesi sul tavolo del governo. Possibili spostamenti tra Comuni diversi ma limitati solo all’interno della regione di appartenenza. E, nello specifico, per bar e ristoranti?
Da lunedì 4 maggio torneremo a fare alcune delle cose che facevamo prima della quarantena, ma con limitazioni e regole ben precise.
Assodato che dovremo indossare le mascherine e mantenere il distanziamento sociale “fino a quando ci sarà il vaccino”, come ha anticipato Conte, ecco come potrebbe funzionare per negozi, attività commerciali, bar e ristoranti, palestre, scuole.
E’ quasi certo che il bancone sarà vietato mentre saranno concesse le consegne a domicilio e il servizio ai tavoli mantenendo le distanze. La crisi fa paura e le prospettive non sono allettanti. Il pensiero comune degli addetti ai lavori è chiaro: “Perderemo la metà del fatturato”.
Maggio si avvicina e la speranza di tutti è quella di tornare, pian piano, alla regolarità “Una ripartenza a maggio senza aiuti sarebbe ancora più dannosa”.
Quando si parla di ripartenza è ormai certo che avverrà per scaglioni: prima attività e negozi e solo dopo bar e ristoranti. La priorità è mettere i locali in sicurezza. Prima di aprire sarà necessario riuscire ad assicurare dispositivi di protezione sia per il personale di bar e ristoranti che per i clienti. Si parla di distanza di sicurezza, c’è addirittura chi vocifera di pannelli divisori tra un tavolo e l’altro. Certo è che sarà dura senza aiuti.
Consegna cibo e cocktail a casa
Già ora bar e ristoranti potrebbero riprendere tutti la propria attività organizzandosi, come molti hanno già fatto in questa fase, per la consegna del cibo a casa. Sono già tantissime le attività, anche piccole, che hanno abbracciato il food delivery per non essere costrette a chiudere del tutto. Ma non solo cibo! Ci sono locali, come ad esempio l’Oh! Ficomaeco di Brescia (una delle zone più colpite dal Covid-19) che ha intrapreso la strada del drink delivery. I ragazzi del locale si sono inventati la Fico Delivery, ed è un modo intraprendete e divertente di consegnare a casa i drink per l’aperitivo.
Si chiama resilienza ed è la capacità di non limitarsi a resistere, ma riuscire a ottenere il meglio anche dalle situazioni più difficili. I ragazzi di Oh! Ficomaeco ne sono un esempio: in poco tempo, in mezzo ad una pandemia, si sono inventati un nuovo modo di lavorare. E lavorare bene!
Basta scegliere i propri drink preferiti dalla loro drink list e ti porteranno a casa il tuo drink in busta, con tanto di decorazioni! Il kit perfetto per il tuo video aperitivo: intraprendente, trendy e al passo con i tempi.

La realtà è che dovremmo stare lontani dal bancone ancora per un bel po’. Non potremo fare due chiacchiere col bartender mentre prepara il nostro cocktail, ma sono tanti i modi con cui possiamo essere vicini. Premiare le piccole realtà locali è sicuramente uno di quelli.
Distanza, ma quanta? Ancora non ci sono regole certe ma, ammettiamolo, abbastanza da rendere impossibile la riapertura per diversi cocktail bar che, per definizione, sono spazi pensati per annullare le distanze e favorire la condivisione.
Fase 2: aiuti per bar e ristoranti
#iotidovoce: un’iniziativa per chiedere aiuti concreti a Conte. Paolo Baccino e Luca Marcellin sono i portavoce di questa iniziativa che sta avendo un discreto successo. La lettera parla al cuore ma è anche densa di spunti e richieste concrete. Può essere firmata da ogni titolare, gestore od operatore del settore. Tra le firme di chi sostiene questa iniziativa ci sono anche grandi nomi come Salvatore Calabrese del Donovan Bar at Brown’s Hotel di Londra, Salvatore Tafuri da Miami, Simone Caporale di P(O)our London, Stefano Catino del Maybe Sammy e Maybe Frank di Sydney, Stefano Francavilla di Tequila Fortaleza nello Jalisco (Messico), Gianmaria Sapia del Ristorante Mollusca di Mosca, Massimo Stronati di Vina Enoteca a Palo Alto in California, Michele Venturini di Cahoots a Londra.
Eccola nella sua versione integrale:
“Alla cortese attenzione del
Professore Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri
e per conoscenza a
Nunzia Catalfo, Ministro del Lavoro
Stefano Patuanelli, Ministero dello Sviluppo Economico
Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
Roberto Speranza, Ministero della Salute
Gentile Presidente Conte,
Le scriviamo a nome di centinaia di locali di tutta Italia. Da Nord a Sud, da Est a Ovest del nostro Paese. Sappiamo che sta passando un brutto momento e gestendo una delle situazioni più drammatiche degli ultimi settant’anni. Per questo siamo con Lei. Speriamo finisca in fretta, auspichiamo di poter tirare il fiato e in un ritorno degli Italiani a godere delle loro abitudini, anche se in parte modificate.
Si ricorda l’ aperitivo nel suo bar preferito? Quanto Le mancano un drink in compagnia, due parole in un ristorante intimo e romantico, l’uscita con un gruppo di amici? Si ricorda la “pizzata” dopo la partitella di calcetto o la cena di lavoro per concludere un importante contratto? Si ricorda la mangiata di pesce in riva al mare su un tavolino traballante, ma con una vista mozzafiato? Si ricorda l’aperitivo al tavolino del caffè storico quando ha visitato Piazza San Marco? Quanto Le manca tutto ciò? Quanto manca agli Italiani? Quanto bisogno avranno di tutto questo i nostri concittadini e quanto è importante per la fantastica immagine di ospitalità che abbiamo nel mondo?
Il nostro settore, storicamente, è parte integrante della tradizione, della cultura e dell’economia del nostro Paese.
Per favore Signor Presidente, non permetta che tutta questa magia creata da un intero settore, quello dell’ospitalità, vada persa.
Non permetta che il savoir-faire e lo charme italiano cessino di esistere.
Non permetta che tutti quei luoghi fantastici chiamati “bar” , “caffè” e “pub”, caratteristici e unici nel mondo, scompaiano.
Non permetta che al loro ritorno in Italia e i turisti stranieri trovino chiusi i loro locali del cuore.
Non permetta che bar e ristoranti (nel settore dell’ospitalità siamo riconosciuti maestri dell’accoglienza in tutto il mondo) chiudano i battenti per cause indipendenti dalla loro volontà di contribuire alla crescita del prestigio nazionale che da decenni stanno alimentando.
Non permetta che tanti lavoratori siano licenziati perché il datore di lavoro non potrà più permettersi di rialzare la saracinesca.
Non permetta che tutto ciò che è connesso a questo mondo svanisca.
So che ora la sfida più grande è sconfiggere questo nemico. Non lo mettiamo in dubbio e siamo i primi a sostenerla. Pensiamo però che parallelamente si dovrebbero programmare le linee guida in vista della riapertura.
Concordando i prossimi step con i maggiori esperti del settore: i titolari di bar e ristoranti.
Quello che si legge, le informazioni e previsioni disponibili ora, sono allarmanti. Non possiamo riaprire le nostre attività con tutte le restrizioni ad oggi ipotizzate.
Sono misure purtroppo non sostenibili perché la maggior parte dei bar e ristoranti italiani è di piccole dimensioni.
Sono restrizioni che ci porterebbero al collasso delle imprese, perché dovendo rispettare le norme previste sul distanziamento, prevediamo un calo di fatturato del 60-70-80%. E sulle nostre spalle si accumulerebbero gli stessi costi fissi di cui eravamo gravati prima dell’emergenza.
Siamo disposti a tenere chiuse le attività per tutto il tempo che il suo Governo lo riterrà necessario, ma per fare questo, abbiamo bisogno del Suo sostegno.
Le chiediamo aiuto ora, Signor Presidente, perché abbiamo bisogno che Lei ci manifesti concretamente la sua solidarietà e il suo sostegno, con azioni reali e concrete almeno fino a dicembre 2020. In quanto la ripresa sarà lunga e sarà la vera sfida.
Quello che noi TUTTI chiediamo è:
- Sospensione degli affitti durante l’emergenza con credito imposta 100% al locatore per i mesi di chiusura forzata. Adeguamento del canone al 50% sino a dicembre, in base al ridimensionamento del flusso di affari, ammortizzando la differenza con zero tassazione o credito d’ imposta al locatore.
- Sospensione di tutti gli adempimenti fiscali, dei versamenti contributivi, dei mutui e delle cartelle esattoriali per tutto il periodo dell’emergenza. Annullamento della tassazione dall’inizio emergenza Covid-19 alla fine dell’anno in corso. Anno fiscale bianco.
- Politica di agevolazione contributiva per le micro imprese che non licenziano.
- Creazione di un fondo economico specifico per il settore bar/ristorazione che copra tutte le spese non bloccate (affitti, fornitori, suolo pubblico) per le attività di settore con fatturato non superiore a 1.000.000,00 di euro
- Istituzione di una “flat tax” del 15% per i 6 anni a venire.
- Revisione di norme e costi per la gestione del suolo pubblico in concessione ai bar/ristoranti.
- Riduzione Iva.
- Azzeramento delle commissioni bancarie/pos.
- Revisione dei costi di energie e utenze.
- Revisione dell’obbligo dei 2 metri tra i tavoli giustificata, secondo le ipotesi da noi lette, dal passaggio del cameriere che però, indossando obbligatoriamente una mascherina, non diventerebbe portatore di contagio.
- Le chiediamo di non gravare l’esercente di sanzioni nel caso di mancato rispetto delle distanze interpersonali tra clienti previste, nonostante apposite indicazioni affisse e comunicate. Nel DPCM precedente la chiusura totale eravamo le poche attività commerciali in cui il gestore pagava per negligenza del cliente.
- Credito d’imposta del 50% e contributi a fondo perduto per l’approvvigionamento di “igienizzante mani” da fornire al pubblico se questo sarà d’obbligo per noi.
13. Contributo a fondo perduto e credito di imposta del 50% per le spese sostenute per l’acquisto di presidi di protezione obbligatori per il personale (mascherine, guanti monouso ecc.) e per tutto ciò che sarà necessario per adeguarsi alle nuove normative (plexiglass parafiato, apparati disinfezione ecc.). Garanzia di approvvigionamento a prezzo equo dei sopracitati materiali.
- Le chiediamo di non limitare la chiusura delle attività alle ore 18.00. Tanti di noi aprono proprio a quell’ora per la tipologia del locale. Tutto questo sino al riallineamento al fatturato dell’anno 2019
Signor Presidente, Le parliamo con il cuore in mano, come piccoli imprenditori.
Le parliamo da cittadini italiani, rispettosi delle regole, ma che non vogliono né licenziare né chiudere le loro attività.
Le parliamo da persone che hanno bisogno di essere sostenute.
Fiduciosi, restiamo in attesa di un Suo cortese cenno di riscontro.
Cordiali saluti“
Per firmare la Lettera al Presidente Conte scrivete a WhatsApp 3385402989 o info@thebalance.it indicando il vostro nome, cognome, la città e il nome del vostro locale.
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