Martini Cocktail…qualche spunto

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Questo non vuole assolutamente essere un articolo sulla storia o sulla composizione del famoso Cocktail Martini, semplicemente un breve elenco di tre ricette del drink, abbastanza “datate”, ma piene di spunti, perchè no…

Iniziamo con la versione di Harry Johnson, sul suo fantastico Bartender’s Manual del 1900:

COCKTAIL MARTINI
(utilizzare un grande bar glass)

– riempire il bicchiere con ghiaccio
– 2 o 3 dashes di gum syrup (attenzione a non esagerare)
– 2 o 3 dashes di bitter (esclusivamente il Boker’s)
– 1 dash di curacao o assenzio (se richiesto)
– mezzo wine glass di Old Tom gin
– mezzo wine glass di vermouth

Mescolare bene con un barspoon; filtrare in una bella coppa; inserire una ciliegina o un’oliva di medie dimensioni, se richiesto; spremere al di sopra la scorza di un pezzo di limone, e servire.

Passiamo al 1927 e al testo di Harry McElhone, Barflies and Cocktails:

COCKTAIL MARTINI

2/3 gin, 1/3 French vermouth, (aggiungere Orange Bitter o Angostura se richiesto).
Shakerare bene (?!) e filtrare in cocktail glass

Terminiamo con The Artistry of Mixing Drinks, di Frank Meier del Ritz Bar di Parigi, datato 1936:

COCKTAIL MARTINI (DRY)

In mixing glass: half French Vermouth, half Gin; stir well and serve

Bene, esulando da giudizi di valore che a poco servono, (dato che non siamo opinionisti ma lavoratori), è interessante vedere come effettivamente al giorno d’oggi è mutato il modo generale di bere, con un’impressionante tendenza verso il secco.
Basti immaginare che fino a non più di un secolo fa addirittura lo Champagne era dolce!!!
L’inserimento di una piccola parte di zucchero in un Cocktail Martini non è comunque da disdegnare, soprattutto utilizzando una quantità pressochè impercettibile di vermouth, essendo lo zucchero stesso un esaltatore di sapidità, in grado di amplificare i delicati aromi. Per il resto, l’inserimento di un paio di gocce di Orange Bitter, presente in altre pubblicazioni sul cocktail, è consigliato, e dona al drink un’armonia non indifferente; certo se un giudizio mi è concesso, trovo l’Angostura non molto indicata, troppo prorompente in un drink del genere. Bisognerebbe più che altro analizzare il tipo di gin: sicuramente, in una versione molto secca del drink, sconsiglierei l’utilizzo di un gin particolarmente profumato, e ai nostri giorni, col grande ritorno di questo distillato cardine della miscelazione, molti produttori hanno realizzato prodotti sicuramente di qualità, ma poco indicati.

E per concludere, a questo punto, la MIA ricetta del MIO Martini.
Inserire in un mixing glass: ¼ oz. Martini Extra dry vermouth; 2 ½ oz. Tanqueray gin; 2 gocce orange bitter; 1 dash sciroppo di zucchero (2:1); Stir&Strain in coppa e leggero twist di limone… le olive a parte, grazie!!

Matteo “dedde” Ciampicali

FPU Barman Academy – Corsi Barman

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